IMPRONTA ECOLOGICA:
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Misurare la sostenibilità ambientale è una necessità percepita in maniera sempre più urgente non solo dalle aziende, ma anche dai privati che vogliono dare il proprio contributo alla questione ecologica. Tra le metriche che possono essere utilizzate per calcolare l’impatto delle attività antropiche sull’ambiente quella più completa è senza dubbio l’impronta ecologica.

Conosciuta a livello internazionale come ecological footprint, si tratta di un indicatore piuttosto complesso, all’interno del quale convergono diversi strumenti usati per calcolare la sostenibilità come il carbon footprint (impronta di carbonio). Vediamo cosa misura l’impronta ambientale, con alcuni esempi utili per sapere come ridurre l’impronta ecologica e vivere in modo più sostenibile.

Cos’è l’impronta ecologica

 

Per capire che cos’è l’impronta ecologica bisogna considerare innanzitutto che si tratta di un indicatore di sostenibilità, utilizzato per calcolare l’impatto sull’ambiente di prodotti, servizi, processi, individui, aziende e paesi.

Il significato di impronta ecologica, infatti, è quello di una metrica internazionale che misura il rapporto tra le risorse naturali disponibili e quelle consumate, in relazione a un determinato oggetto di studio e valutazione (una persona, una popolazione o un prodotto). Questo indicatore è stato concepito nel 1990 da William Rees e Mathis Wackernagel presso l’Università della British Columbia.

La definizione di impronta ecologica del Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale di ricerca senza scopo di lucro che promuove la sostenibilità mediante l’ecological footprint, è quella di uno strumento che calcola quanto rapidamente vengono consumate le risorse ecologiche e generati rifiuti, in relazione alla capacità della natura di assorbirli (in particolare le emissioni di carbonio) e generare nuove risorse utili: una metrica utilizzata, dunque, per determinare il livello di sostenibilità di una certa entità.

In questo modo è possibile rilevare l’effettivo impatto ambientale delle attività umane sulla Terra, informazioni essenziali con cui i governi possono definire con maggiore accuratezza le strategie di sviluppo sostenibile, mentre aziende e individui possono capire meglio come adottare comportamenti realmente ecocompatibili e rispettosi dell’ambiente.

Per comprendere cosa si intende per impronta ecologica è possibile considerare il rapporto tra la domanda e l’offerta. In questo caso, la domanda corrisponde a tutte le aree produttive necessarie al sostentamento delle attività umane, dai terreni per l’edificazione a quelli per le coltivazioni e i pascoli; l’offerta, invece, è rappresentata dalla biocapacità di una determinata regione. Quando la domanda supera l’offerta, ossia il consumo di risorse è superiore alla capacità degli ecosistemi locali di generarne di nuove e assorbire il carbonio prodotto, si verifica un deficit ecologico.

Cosa misura l’impronta ecologica

 

Come spiegato in un documento della Commissione Europea, l’impronta ecologica misura quanta natura usiamo in rapporto a quanta ne abbiamo disponibile.

Il calcolo dell’impronta ecologica è piuttosto complesso, infatti richiede l’utilizzo di sofisticati modelli matematici, in quanto bisogna considerare innumerevoli fattori e molteplici variabili difficili da analizzare in modo quantitativo. Tuttavia, è possibile ricorrere a strumenti di facile accesso, come il calcolatore di impronta ecologica messo a disposizione dal think thank Global Footprint Network sul sito web ufficiale footprintnetwork.org.

Quali sono gli indicatori dell’impronta ecologica? Esistono numerosi parametri da valutare per misurare l’ecological footprint, con differenze sostanziali per aziende, paesi e persone.

Ecco i principali indicatori utilizzati per rilevare l’impronta ecologica individuale:

  • Frequenza nel consumo di prodotti alimentari di origine animale;
  • Percentuale di cibo consumato non processato, prodotto localmente e senza imballaggi;
  • Tipologia di immobile di residenza (materiali costruttivi, dimensioni, efficienza energetica);
  • Numero di persone che compongono il proprio nucleo familiare;
  • Percentuale di energia elettrica consumata proveniente da fonti rinnovabili;
  • Quantità di rifiuti prodotti in confronto alla media locale;
  • Distanza percorsa ogni settimana per spostarsi e forme di mobilità utilizzate;
  • Spostamenti effettuati in aereo ogni anno misurati in ore di viaggio.

Utilizzando questo sistema online è possibile calcolare l’impronta ecologica del proprio stile di vita, per capire per esempio quanti Pianeti servirebbero se tutta l’umanità adottasse lo stesso approccio.

È il modo in cui viene calcolato l’Earth Overshoot Day, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, ossia il momento in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse naturali disponibili che il Pianeta è in grado di rigenerare e comincia a utilizzare quelle non rinnovabili, di fatto iniziando a vivere in modo non sostenibile.

Negli ultimi anni questa giornata è arrivata sempre prima, dimostrando la crescente insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo economico. Basti considerare che quest’anno l’Earth Overshoot Day è stato il 22 luglio 2022, mentre nel 2000 è arrivato il 25 settembre.

In pratica, l’impronta ecologica dell’umanità sta peggiorando di anno in anno, in quanto al ritmo attuale avremmo bisogno di 1,75 Pianeti per supportare il nostro stile di vita, con forti disparità tra i vari paesi tenendo conto che il lifestyle degli USA richiederebbe 5 Pianeti e quello dell’India 0,6 Terre, mentre l’impronta ecologica dell’Italia circa 2,7 Pianeti.

Impronta ecologica esempi

 

Vediamo alcuni esempi di impronta ambientale per capire meglio come funziona questo strumento. Un impatto considerevole è legato al cibo che consumiamo, infatti secondo il Global Footprint Network il 26% dell’impronta ecologica umana è legato alla produzione di alimenti per il consumo umano.

Per ridurre questo utilizzo non sostenibile di risorse naturali è possibile aumentare il consumo di prodotti di origine vegetale e ridurre quello di alimenti di origine animale, preferire modelli di agricoltura sostenibile e contrastare gli sprechi alimentari.

Un’impronta ecologica considerevole è legata anche alla produzione di energia da fonti fossili, a causa di emissioni elevate di gas serra che il Pianeta non è in grado di assorbire, soprattutto per la progressiva riduzione delle superfici boschive.

Al contrario, l’uso di energia prodotta da fonti rinnovabili consente di diminuire l’impronta ambientale grazie al taglio delle emissioni di gas a effetto serra, per esempio utilizzando solo elettricità proveniente da energie verdi, oppure installando un impianto fotovoltaico per generare energia elettrica in modo sostenibile.

L’impronta ecologica elevata è legata anche al consumo di suolo per l’edificazione, ovvero al fenomeno della cementificazione, poiché riduce la biodiversità, le superfici coltivabili e le risorse idriche a disposizione delle comunità locali. In questo caso è possibile sfruttare meglio il patrimonio immobiliare esistente, rivalutando gli edifici e i terreni abbandonati e inutilizzati invece di sottrare altre aree per la costruzione di nuovi fabbricati residenziali, aziendali e industriali.

Allo stesso modo, anche i beni di consumo non eco-friendly hanno un’impronta ecologica alta, come i prodotti realizzati con materiali di origine fossile come la plastica, oppure attraverso processi che richiedono un elevato consumo di materie prime o senza tenere conto dei principi dell’eco-design. L’impronta ecologica è uno strumento molto utile per misurare la sostenibilità a 360 gradi, per ottenere indicazioni essenziali con cui pianificare strategie di sviluppo sostenibile e prendere decisioni più ecologiche nella quotidianità.

 

 

Il presente testo è aggiornato al 22/11/2022

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