INFRASTRUTTURA NON UE
Infrastruttura internazionale di interconnessione con Stati non appartenenti all’Unione europea, ai sensi dell’Articolo 1, comma 1, lettera g), della Delibera ARG/gas 02/10 dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Per Infrastruttura non UE si intendono le reti di interconnessione esistenti fra gli impianti di distribuzione energetica italiani e Stati non appartenenti all'Unione europea, così come descritti dall'art. 1, co. 1, legg. g) della Delibera Arg/gas 02/10 dell'Autorità energetica.
Le importazioni attraverso infrastrutture non UE
Il mercato energetico italiano si caratterizza per una forte dipendenza dalle importazioni. Queste ultime possono derivare tanto da paesi appartenenti all'Unione europea quanto da paesi extra Ue: quanto alla prima ipotesi, le operazioni connesse al trasporto dei flussi energetici sono stati oggetto di una progressiva revisione che ha portato alla creazione di un complesso omogeneo e interconnesso delle diverse reti infrastrutturali esistenti tra i paesi membri. Viceversa, per quanto concerne l'infrastruttura non UE e i processi di importazione esistenti su questo flusso, la relativa disciplina è essenzialmente lasciata alla libera iniziativa dei paesi membri. A questo proposito, l'Italia ha reagito nel corso degli anni con la stipula di numerosi accordi internazionali con i Paesi produttori, specialmente concentrati nel Nord Africa e nel Vicino Oriente, insieme ai quali ha provveduto alla creazione di gasdotti e linee di rifornimento navali che occorrono a rifornire il mercato interno per tutte le proprie esigenze. Questa tendenza, peraltro, non sembra destinata a calare: la dipendenza dai Paesi extra-UE per la copertura dei fabbisogni interni di gas, secondo gli studi sul livello di importazione degli ultimi anni e tenuto conto delle minori disponibilità delle fonti appartenenti a paesi europei, sembra dover continuare a crescere, superando anche quota 80% nel 2030.
Il fabbisogno energetico italiano e le prospettive future
Se queste sono le prospettive sul crescente fabbisogno energetico italiano, è evidente l'assunzione di un ruolo strategico dell'Italia nel contribuire alla creazione di nuove infrastrutture di collegamento tra i paesi europei e quelli di produzione del gas: complice il relativo posizionamento geografico e lo storico ricorso all'importazione, l'Italia si presenta come la candidata ideale a rappresentare il punto di approdo delle reti di interconnessione del futuro, volte a permettere ai paesi europei di assicurarsi le coperture necessarie per i propri fabbisogni interni. In questo ambito, peraltro, l'Italia rappresenta il paese europeo che pratica maggiore ricorso al gas naturale, sia per la produzione di energia elettrica (dove rappresenta la fonte che copre la metà della produzione) sia per i consumi diretti da parte delle utenze. A fronte di ciò, la dipendenza dalle importazioni è attestata intorno al 90% del fabbisogno complessivo, con una forte preponderanza (come visto, però, destinata a decrescere) del ricorso alle reti di collegamento con i paesi UE.
La riforma del mercato energetico in Italia
I fattori finora esaminati rendono chiaro il bisogno del Paese di assicurare la continuità delle forniture nei confronti dei paesi non Ue. Su tali elementi sono intervenute, da un lato, le norme europee in tema di liberalizzazione del mercato energetico e, dall'altro, le nuove regolamentazioni interne volte a disciplinare compiutamente le attività di creazione delle infrastrutture e rimuovere la concentrazione dei grandi impianti dal sistema monopolistico finora esistente. Da questo punto di vista, si è resa necessaria la pianificazione strategica di nuovi terminali di rigassificazione, oltre che di veri e propri gasdotti che permettano di collegare la rete italiana con i bacini del Nord-Africa, del Medio Oriente e del Mar Caspio.
Le regole in materia di importazione da infrastruttura non UE
Accanto alla definizione di nuove strategie per favorire l'interconnessione della rete nazionale con le fonti di produzione dislocate nei paesi extra europei, la legge è intervenuta anche per disciplinare compiutamente il processo di importazione, nell'ottica della liberalizzazione del mercato energetico. A questo proposito, il Decreto Letta (Decreto Ministeriale n. 164/2000) ha esplicitamente introdotto una differente disciplina procedurale per le importazioni, a seconda che queste siano provenienti da paesi comunitari o non UE: da questo punto di vista, si è assegnato un maggior potere di verifica in capo all'Autorità Energetica, così da evitare il rischio di concentrazioni e da assicurare la convenienza, la sicurezza e l'equità delle condizioni di fornitura di volta in volta stabilite dagli enti coinvolti rispetto ai paesi produttori extra UE. A tal fine, se per l'attività di importazione proveniente da paesi Ue la legge si limita a richiedere una comunicazione preventiva da parte del soggetto importatore, per quanto riguarda il ricorso ad infrastrutture non UE (e quindi per l'importazione da Paesi extra UE), è necessaria l'autorizzazione del Ministero delle Attività Produttive, la quale viene concessa sulla base di criteri obiettivi e purché ricorrano le seguenti condizioni: - venga accertata la capacità tecnica e finanziaria del soggetto in rapporto all'attività di importazione oggetto di autorizzazione; - vengano fornite informazioni sulla provenienza del gas naturale; - vengano fornite adeguate garanzie, dal punto di vista tecnico e finanziario, sulle infrastrutture utilizzate per l'approvvigionamento, il trasporto e la distribuzione e sui quantitativi oggetto di importazione.
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